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IBS-D o sindrome del colon irritabile sottotipo a prevalenza diarrea
IBS-D o sindrome del colon irritabile sottotipo a prevalenza diarrea

SINDROME DEL COLON IRRITABILE

IBS-D o sindrome del colon irritabile sottotipo a prevalenza diarrea

Sindrome dell’intestino irritabile

La Sindrome dell’intestino irritabile, comunemente nota come IBS (acronimo di Irritable Bowel Syndrome) è una delle più comuni problematiche intestinali, che affligge circa il 15-20% della popolazione e interessa normalmente il doppio le donne rispetto agli uomini.

Si tratta di una condizione caratterizzata da dolore e/o discomfort intestinale generalmente associato alla variazione delle abitudini intestinali le cui cause possono essere svariate e di difficile identificazione. Occorre sicuramente considerare che l’attività intestinale è intimamente e direttamente collegata al cervello e agli stati emotivi; quindi, le cause di IBS possono certamente comprendere una componente psicologica.

In ogni caso, come tutte le sindromi, l’IBS si presenta come un complesso di sintomi variabili da paziente a paziente. Per una corretta diagnosi di IBS si fa generalmente riferimento alle linee guida note come “Criteri di Roma” stilate dalla Rome foundation, un’organizzazione internazionale non-profit di ricerca accademica che da quasi 20 anni si occupa di raccogliere dati e fornire supporto educazionale per migliorare la diagnosi e il trattamento dei Disturbi Funzionali Gastrointestinali.

Secondo tali linee guida l’IBS è diagnosticabile quando dolore o fastidio addominale sono presenti per almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi, in associazione a 2 o più di questi sintomi:

  • Sollievo dopo l’evacuazione
  • Modifica della frequenza delle evacuazioni
  • Modifica dell’aspetto delle feci

Se questi sintomi si associano a “campanelli d’allarme” come sangue nelle feci o dolore che non migliora dopo l’evacuazione, risulta opportuno effettuare analisi più approfondite per valutare la presenza di infiammazioni croniche intestinali, definite anche IBD.

Per l’IBS si Il sottotipo di IBS più prevalente, secondo la letteratura scientifica, è la cosiddetta IBS-D, ossia Sindrome dell’intestino irritabile con predominanza di diarrea, caratterizzato da feci molli, non formate, in una percentuale superiore al 25% delle defecazioni.

Sebbene non ci sia una vera cura per l’IBS-D, è comunque possibile migliorare enormemente la propria qualità di vita e sentirsi meglio adottando le giuste norme comportamentali attinenti ai seguenti ambiti:

  1. Dieta bilanciata ed eliminazione degli stimoli alimentari che possono peggiorare la sintomatologia diarroica seguendo le indicazioni di un professionista della nutrizione
  2. Gestione dello stress e della componente psicologica anche attraverso eventuale psicoterapia

Per identificare i comportamenti più idonei al proprio caso bisogna affidarsi agli specialisti giusti che in caso di sintomatologia grave valuteranno la prescrizione di farmaci antidiarroici o farmaci antispastici che agiscono sul dolore rallentando o normalizzando i movimenti intestinali anomali.

Per quanto riguarda l’utilizzo dei probiotici, gli esperti non sono concordi rispetto al beneficio complessivo che si può trarre dal loro utilizzo in caso di IBS-D. A volte essi sono raccomandati con l’obiettivo di modificare la composizione del microbiota intestinale al fine di ridurre il disagio addominale, il gonfiore e il gas da IBS-D. Tuttavia, la maggior parte delle miscele probiotiche non è in grado di fornire un contributo reale alla gestione dei sintomi.

Un reale beneficio invece può essere dato dall’integrazione di batteri in grado di produrre butirrato direttamente nel colon.

GESTIONE DELL’IBS-D

Come gestire l’IBS-D

Come gestire l’IBS-D

BUTIRRATO E BATTERI PRODUTTORI

Butirrato e batteri produttori di butirrato per il benessere del colon

Butirrato e batteri produttori di butirrato

Un nuovo approccio nella gestione dell’IBS-D considera il butirrato per il suo importante ruolo nel migliorare i sintomi gastrointestinali associati a questa condizione.

Il butirrato è un acido grasso a catena corta prodotto naturalmente dal microbiota intestinale quando fermenta le fibre alimentari. Esso funge da principale fonte di nutrimento per i colonociti (cellule epiteliali del colon), fornendo loro circa il 75% circa dell’energia necessaria alla sopravvivenza e al benessere. Si ritiene inoltre che il butirrato abbia diversi effetti benefici sulla salute dell’intestino, tra cui la regolazione dell’infiammazione e la protezione della mucosa intestinale.

La mancanza del butirrato a livello intestinale può portare a sofferenza del colonocita e conseguente stato d’infiammazione intestinale, con inoltre una minore capacità di riassorbimento di sodio e acqua che sembra poter portare a più frequenti scariche diarroiche.

Purtroppo, nell’intestino dei soggetti con IBS-D si è notata una carenza di batteri produttori di butirrato e un’integrazione di questi specifici microrganismi potrebbe generare un importante beneficio.

Attualmente tra i batteri produttori di butirrato i più efficienti all’interno del nostro organismo sono il Faecalibacterium prausnitzii e il Clostridium butyricum. Quest’ultimo si contraddistingue proprio per la grande quantità di produrre butirrato, come il nome stesso testimonia.

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